mercoledì 20 marzo 2013

Quando Sant'Irene era la patrona di Lecce...


Dal Sinassario ufficiale della Chiesa Ortodossa
Il 5 del mese di Maggio, celebriamo la memoria della santa e grande martire IRENE

 Al tempo di san Costantino il Grande, il re Licinio della provincia di Magedone (Persia) aveva una bellissima figlia chiamata Penelope.  Per proteggerla da tutte le corruzioni del mondo esterno, all'età di sei anni la rinchiuse in una torre alta e inaccessibile nella quale aveva ogni genere di comodità. Era servita a tavola da tredici inservienti ed era istruita da un saggio anziano di nome Apelliano. Un giorno, la bambina vide entrare nella torre una colomba che portava nel suo becco un ramoscello d'ulivo che posò su un tavolo d'oro. Poi venne un'aquila che aveva nei suoi artigli una corona di fiori che posò nello stesso posto. Infine, arrivò un corvo che portava un serpente e lo pose sempre lì. Quando Penelope chiese al suo maestro il significato di queste cose, egli spiegò che essa doveva ricevere il Battesimo, simboleggiato dal ramoscello d'ulivo, e che, dopo aver affrontato prove e tribolazioni, avrebbe indossato la corona regale del martirio.
Sant’Irene protettrice di Lecce, frontespizio del Breviarium Liciense (1507 o 1527)
Subito dopo questa visione, un angelo venne a educarla nella Fede Cristiana e le diede il nome di Irene (Pace). Dopo essere stata battezzata, Irene buttò gli idoli del padre e affrontò le sue minacce con risolutezza virile. Licinio la gettò furiosamente in mezzo ai cani selvatici, ma uno di loro si rivoltò contro il re e lo schiacciò. Riportato in vita grazie alle preghiere della figlia, Licinio si convertì insieme a un gran numero di suoi sudditi; e dopo aver abdicato si ritirò nella torre, dove trascorse il resto dei suoi giorni in lacrime di pentimento.
Sedecia, il suo successore al trono, cercò di riportare la principessa all'idolatria e, di fronte al suo rifiuto ostinato, la gettò in una fossa piena di serpenti velenosi. Con la potenza di Dio, Irene si salvò da questa prova così come dalle altre che le furono inflitte, e convertì molti pagani alla vera Fede.  
Quando Sedecia fu detronizzato dai suoi nemici, suo figlio Savoro andò in guerra per vendicarlo. Irene andò nella città natale di Magedone per incontrare Savoro e il suo esercito, e chiedergli di mettere fine alle persecuzioni. Il re si rifiutò, così, insieme al suo esercito fu colpito dalla cecità, ma per le preghiere della santa riottennero tutti la vista. Ciò nonostante, Savoro si rifiutò di riconoscere il potere di Dio ed espose la santa ad altre torture; per questa sua insolenza fu colpito e ucciso da un fulmine.
Liberata, così, dal re, Irene attraversò tutta la città proclamando la Buona Novella, e conducendo a Cristo la maggioranza degli abitanti. Si recò, poi, nella città di Calliniko, dove, avendo trionfato sulle torture che le furono inflitte, condusse alla Fede tutti gli abitanti incluso il prefetto incaricato dal re di torturarla. La fama della santa raggiunse il re Sapore II di Persia che la convocò e la decapitò. Un angelo, però, la riportò in vita cosicché potesse continuare la sua missione. Andò quindi nella città di Mesembria, recando in mano un ramoscello d'ulivo come simbolo di vittoria della Fede sopra tutti i poteri della morte. Dopo aver battezzato il re della regione e i suoi sudditi, ritornò nella sua madrepatria e poi andò a Efeso, dove, per confermare la sua predicazione operò molti miracoli, simili a quelli degli Apostoli. Avendo completato la sua opera missionaria, sant'Irene prese con sé il suo maestro Apelliano e sei discepoli; e andando in una tomba appena costruita, ordinò loro di chiuderla dentro e di ritornare dopo quattro giorni. Due giorni più tardi, Apelliano ritornò alla tomba, tolse via la pietra e trovò la tomba vuota. Dio aveva glorificato la sua serva che lo aveva amato e aveva dedicato tutta la sua vita nel servirlo. Sebbene molti di questi miracoli possano sembrare irreali, nulla è impossibile a Dio. Sant'Irene, attraverso la sua predicazione e il suo esempio, condusse migliaia di persone a Cristo. La Chiesa continua a onorare la sua memoria e a invocare la sua celeste intercessione.
Inoltre, sant'Irene fu una delle dodici sante vergini che apparvero a san Serafino Sarov nel 1831 nel giorno della festa dell'Annunciazione.

Per le sue preghiere, Signore Gesù Cristo Dio nostro, abbi misericordia di noi e salvaci. Amin
***
 LECCE E SANT'IRENE 
Sant'Irene fu protettrice della città fino al 1656, anno in cui fu proclamato patrono della città: sant'Oronzo vescovo. Tuttavia, rimangono in città numerose testimonianze, piccole e grandi, di questa antichissima devozione, oggi, purtroppo, quasi del tutto dimenticata. Una di esse è la chiesa a Lei intitolata, nel cuore della città di Lecce, risalente ai secoli XVI-XVII. Come è visibile dalla fotografia, sulla trabeazione è scolpita la dedica in latino: IRENE VIRGINI ET MARTIRI (Alla vergine e martire Irene) e più sotto LVPIENSIVM PATRONAE (Alla patrona dei Leccesi). La nostra comunità Ortodossa di Lecce del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, (in via Ascanio Grandi 3 nei pressi di piazzetta santa Chiara) continua a venerare la Santa come protettrice di Lecce. 







Sant'Irene

Quando Sant'Irene era la "prima donna" di Lecce (video)